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Per il secondo anno consecutivo, torna a colpire in modo preoccupante il fenomeno della cascola precoce delle nocciole, con effetti pesanti sulla produzione e sull’economia agricola del comparto corilicolo piemontese. A lanciare l’allarme è Coldiretti Asti, evidenziando una situazione che rischia di compromettere una delle filiere agricole più dinamiche della regione.
Negli ultimi dieci anni, la superficie coltivata a nocciole in Piemonte è quasi raddoppiata, passando da 15.000 a circa 28.000 ettari. Tuttavia, il settore si trova ora a fare i conti con gli effetti sempre più evidenti del cambiamento climatico, che alterna periodi di siccità estrema a piogge violente e persistenti, con conseguente stress per le piante e instabilità nei cicli produttivi.
“Rispetto alla scorsa stagione, la produzione complessiva risulta maggiore, ma assistiamo a una maggiore incidenza della cascola” spiega Antonio Bagnulo, responsabile tecnico Coldiretti Asti. “Ci troviamo di fronte a un panorama disomogeneo, con noccioleti colpiti in misura diversa. È indispensabile disporre di dati scientifici affidabili per individuare le cause reali e intervenire in modo mirato.”
Coldiretti guarda alla Fondazione Agrion – ente per la ricerca in campo agricolo – e al progetto di monitoraggio scientifico finanziato dalla Regione come strumenti fondamentali per comprendere le variabili in gioco e fornire risposte concrete alle aziende agricole.
Le buone pratiche agronomiche
In attesa dei risultati della ricerca, gli esperti ribadiscono l’importanza della prevenzione agronomica, che deve partire già alla fine della raccolta:
- Concimazioni organiche equilibrate,
- Pulizia e mondatura delle piante dopo la caduta fogliare,
- Eliminazione dei rami colpiti da Mal dello stacco (Cytospora corylicola),
- Sfoltimento della vegetazione e apertura delle chiome per migliorare l’aerazione e l’allegagione.
Particolare attenzione va prestata anche alla concimazione primaverile, evitando eccessi di azoto che causano squilibri fisiologici e favoriscono la crescita vegetativa a scapito del frutto. L’apporto bilanciato di microelementi come Boro e Zinco resta essenziale per stimolare una buona fruttificazione.
La richiesta alla Regione: “Stato di emergenza”
La presidente Monica Monticone e il direttore Giovanni Rosso rilanciano l’appello alla Regione Piemonte per l’attivazione dello stato di emergenza: “Servono misure concrete per sostenere le aziende colpite, ristorare le perdite e investire in strumenti di adattamento climatico. Non possiamo lasciare sole le imprese che, con il loro lavoro quotidiano, tutelano ambiente, paesaggio e sicurezza alimentare.”
Il messaggio di Coldiretti è chiaro: sostenere la corilicoltura oggi significa garantire futuro all’agricoltura piemontese, valorizzare un’eccellenza territoriale e difendere un comparto produttivo che genera lavoro, economia e qualità.
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