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Giornate difficili per gli utenti degli uffici postali in provincia di Asti, soprattutto per i pensionati, che all’inizio del mese si sono trovati ad affrontare lunghe code a causa dello sciopero nazionale indetto dai sindacati Cgil e Uil. La mobilitazione ha avuto un’ampia adesione anche sul territorio astigiano, in particolare ad Asti città, Canelli e Villafranca, dove complessivamente sono a rischio 29 posti da portalettere.

«Ci dispiace per i disagi, ma questa protesta è anche nell’interesse dei cittadini – spiega Patrizia Bortolin, Rsu e Rsl della Slc Cgil –. L’azienda non ha ancora comunicato i dati ufficiali, ma possiamo dire che l’adesione nella nostra provincia è stata molto alta».

Lo sciopero è nato come reazione alla riorganizzazione interna che Poste Italiane sta portando avanti e che coinvolge tutti i settori: dagli sportelli (Mercato Privati) alla logistica (Posta, Comunicazione e Logistica), fino al comparto tecnologico (Digital Technology Operation), che gestisce anche i contratti per servizi come SIM e forniture energetiche.

«Da mesi chiediamo all’azienda di riaprire il confronto – continuano i sindacati – ma i nostri tentativi di trattativa sono rimasti senza risposta. La proclamazione dello sciopero nazionale è stata l’unica strada rimasta».

Secondo Cgil e Uil, oltre ai portalettere, la riorganizzazione avrà un impatto anche sul personale della RAM, gli operatori che gestiscono lo smistamento, i quali potrebbero dover cambiare sede di lavoro. Una situazione definita «una cura draconiana» che, secondo i sindacati, rischia di compromettere ulteriormente un servizio già afflitto da carenze di organico.

Al centro delle rivendicazioni ci sono anche la stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato, la trasformazione dei contratti da part-time a tempo pieno e l’aumento dei premi di risultato, in considerazione degli utili positivi registrati dall’azienda.

Infine, Cgil e Uil criticano duramente la recente decisione dello Stato di cedere ulteriori quote azionarie di Poste Italiane. «Una svendita in piena regola», conclude Bortolin.

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