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Il Consiglio Comunale di Asti è tornato a discutere della revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, conferita al duce durante il regime fascista e mai formalmente ritirata. Il sindaco Maurizio Rasero, però, ha ribadito il suo rifiuto: «Per me la partita è chiusa».

La questione è riemersa alla vigilia del 10 giugno, data simbolica in cui Mussolini, nel 1940, annunciava l’ingresso dell’Italia nella Seconda guerra mondiale al fianco della Germania nazista. La richiesta è arrivata da una interrogazione a firma dei consiglieri di minoranza Mario Malandrone, Vittoria Briccarello, Mauro Bosia, Gianfranco Miroglio e Massimo Cerruti, ispirata alla recente decisione del Comune di Salò di revocare formalmente l’onorificenza.

Rasero ha motivato la sua posizione con toni netti: «Togliere la cittadinanza a una persona morta non ha senso. È solo un gesto simbolico che non cambia nulla». E ha aggiunto: «Se morendo la cittadinanza decade, anche quella di papa Francesco non vale più nulla». Pur dichiarandosi apertamente contrario al regime fascista e ricordando le sue origini antifasciste, il sindaco ha affermato: «Guardiamo al futuro, togliere la cittadinanza oggi è una forzatura».

Critico il consigliere Malandrone: «Non condivido l’idea che la morte cancelli la cittadinanza. Il fascismo ha avuto una continuità anche dopo il 1945, e ignorare certi segnali è pericoloso». Ha poi invitato il sindaco a tutelare i valori democratici anche «contro il ritorno di fiamme neofasciste e neonaziste».

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