Condividi:
L’andamento climatico e meteorologico del 2025 conferma le previsioni di una buona annata per le uve piemontesi, sia in termini di quantità che di qualità, anche se nulla va dato per scontato. “In vigna occorre essere tempestivi quando è il momento giusto”, sottolinea l’enologo Vincenzo Gerbi.
Al Centro Studi Vini del Piemonte di San Damiano d’Asti si lavora a pieno ritmo per campionare le uve in arrivo dai diversi areali di produzione, fondamentale per stabilire il momento ideale della raccolta. La vendemmia dei bianchi destinati allo spumante è partita il 10 agosto, quella dello Chardonnay il 20 agosto, mentre per altre varietà di bianchi bisognerà attendere ancora. “I primi dati indicano una vendemmia anticipata rispetto all’anno scorso, con rese e qualità confortanti”, osserva Daniele Rabbione, nuovo direttore del Centro Studi. La concentrazione zuccherina è elevata, in parte a causa della siccità di luglio e inizio agosto, ma la maturazione fenolica è ancora in fase di valutazione.
Secondo Gianfranco Torelli, vignaiolo e vice presidente di Coldiretti Asti, “la seconda ondata di caldo agostano ha accelerato la fase fenolica, consentendo di raccogliere alcune basi spumante prima di Ferragosto. Le recenti piogge e le escursioni termiche hanno favorito un buon equilibrio idrico e una gradazione ottimale delle uve”.
Tuttavia, secondo Gerbi, “nelle zone più sabbiose o con piante giovani possono verificarsi stress idrici e appassimenti dei grappoli, creando disarmonia tra zuccheri e componenti fenoliche. Non si registrano crolli di acidità, e il pH resterà nella norma dopo la fermentazione”. In generale, i bianchi e le uve spumantistiche si prospettano di ottima qualità, mentre per i rossi è ancora presto esprimersi.
Nel nicese, come spiega il vigneron Marco Perfumo, “la vendemmia procede con maturazioni equilibrate. La Barbera presenta dati analitici positivi, con buona acidità e accumulo di zuccheri. Le partite diradate, come Barbera d’Asti Superiore docg e Nizza docg, dovrebbero essere raccolte nella prima decade di settembre”.
Accanto alle sfide climatiche, i produttori si confrontano anche con dazi, svalutazione del dollaro, diminuzione del potere d’acquisto e tensioni geopolitiche, che hanno spinto alcuni consorzi a richiedere riduzioni di resa per contenere le giacenze. “È il caso del Moscato, con resa ridotta a 90 quintali per ettaro rispetto ai 100 previsti dal disciplinare, e della Barbera d’Asti, per cui si prevede una riduzione da 90 a 85 q.li/ha”, spiega Torelli. La presidente Coldiretti Asti, Monica Monticone, aggiunge che “le riduzioni dovrebbero riguardare solo le aziende che ne hanno bisogno, non indiscriminatamente tutti i produttori”.
Il direttore Giovanni Rosso sottolinea infine l’importanza del settore enoico per l’economia e la promozione del territorio: “Il vino è il miglior ambasciatore dell’astigianità nel mondo. Le evidenze di vignaioli, enotecnici ed enologi devono guidare politiche preventive, anziché reattive, per affrontare i cambiamenti climatici e di mercato”.
Tag: