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Un insulto diretto, pubblico, omofobo. È quanto accaduto a Patrizio Onori, ex presidente di Asti Pride, e a suo marito, durante una passeggiata serale nel centro cittadino. A denunciarlo è lo stesso Onori, che racconta di essere stato deriso in via Scotti da un gruppo di giovani – presumibilmente minorenni – che li hanno apostrofati ad alta voce con l’epiteto: «frocetti».

«Abito ad Asti dal 1997 – ha spiegato Onori –. Non ricordo di aver mai ricevuto un insulto così plateale. Certo, sguardi e bisbigli non sono mancati nel tempo, ma mai un’offesa diretta e così esplicita».

Un episodio che ha lasciato l’attivista con amarezza e preoccupazione: «Cosa spinge quattro adolescenti a insultare due adulti che camminano per strada in una sera d’estate? La risposta è, purtroppo, semplice: è il frutto di un clima sociale che da anni si nutre di odio, intolleranza e disumanizzazione, alimentato anche dal linguaggio di una certa politica».

Onori ha voluto lanciare un messaggio chiaro, non solo alla comunità ma soprattutto ai responsabili del gesto: «Non ho paura di voi e del vostro atteggiamento da piccoli bulli. Ho alle spalle 34 anni di attivismo LGBTQIA+, ho affrontato momenti molto peggiori. Ma non per questo l’indifferenza o la normalizzazione dell’odio devono passare sotto silenzio».

Il caso, condiviso pubblicamente, riapre il dibattito sulla necessità di una cultura del rispetto e sull’urgenza di contrastare ogni forma di discriminazione. E rilancia una domanda non retorica: quanto ancora può essere tollerata l’omofobia quotidiana, persino nelle sue forme più banali ma devastanti?

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